Storia del Merletto Genovese

Per merletto si intende un manufatto realizzato dal nulla, senza altro strumento che l’ago oppure i fuselli- e naturalmente il filo.
Il valore e l’attrazione della gran parte dei merletti della metà del secolo XVI erano dovuti ai costosissimi filati con i quali essi erano realizzati: la seta e il filo metallico (oro e argento), che venivano prodotti in Italia nei centri di manifattura della passamaneria. Uno di questi centri era Genova, famosa per la passamaneria d’oro e d’argento che esportava principalmente in Spagna. E in questo contesto che a partire dalla seconda metà del sec XVI Genova si afferma nella lavorazione a fuselli. Sino alla metà del sec. XVII i pizzi genovesi figurano tra i generi di lusso più noti ed importanti d’Europa. Eppure tutti i personaggi della storia, cavalieri e nobildonne, che spesero intere fortune per sfoggiare il loro status negli abiti ornati da questi delicati gioielli di filo, non si curarono di scrivere la benché minima parola sui merletti da tramandare ai posteri. Dobbiamo aspettare il sec. XIX per assistere alla nascita di un opportuno senso storico che stimoli studiosi e ricercatori al paziente lavoro del reperimento di notizie sulle origini e la storia dei merletti. In questo contesto di ricerche nasce una questione sulla priorità dei merletti a fuselli tra Italia (Genova) e le Fiandre. Al di là di quanto lusinghevole potrebbe essere il fatto che l’Italia possa vantare l’invenzione del merletto ad ago e fuselli, il merito di tale invenzione è da attribuire in generale al contesto sociale europeo del XVI secolo. Dal momento in cui l’origine delle trine a fuselli è da far risalire alla lavorazione della passamaneria, che tutta Europa conosceva e produceva, l’Italia e Genova in particolare, partivano avvantaggiate nella sostituzione della passamaneria con uno stadio ancora precoce di trine a fuselli. Da questo stadio i merletti a a fuselli si svilupparono in tempo record producendo tanti svariati modelli.
A Genova il merletto a fuselli ebbe inizio adottando i modelli per merletto ad ago del tipo reticella o punto tagliato. Nel corso del XVI sec. la tecnica di lavorazione migliorò notevolmente grazie all’invenzione di un nuovo punto: l’armelletta. L’effetto particolare che le armellette davano alle punte delle trine a treccia era una margherita ricca di petali e permetteva inoltre di imitare il punto a stuora del reticella o le forme triangolare dei modelli a punto tagliato. A poco a poco, Genova abbandonò i modelli usati in precedenza, ed in possesso di questo nuovo punto (armella) iniziò a dar vita a nuovi modelli dove le armellette erano abbinate assieme per creare delle rosette magnifiche – i Rosoni Genovesi. Il Punto di Genova diventò il merletto da abbigliamento per eccellenza nel sec. XVI e restò tale fino al 1660, quando la parrucca introdotta da Luigi XIV eliminò il colletto che aveva costituito l’orgoglio di Carlo I Stuart e dei suoi cavalieri. Il merletto genovese era rigido e solido, caratteristica che lo portò ad un pieno utilizzo come guarnizione dalle stoffe di seta e velluto alle scintillanti armature: colletti, polsi, giarrettiere, ornamenti intorno agli stivali, fiochi per le scarpe. Ma dalla seconda metà del XVII sec. una nube inizia ad oscurare la sorte dei pizzi genovesi. Dal 1660 le leggi in Francia vietarono l’uso di tutto ciò che era prodotto all’estero. Questo ebbe serie conseguenze nella manifattura dei merletti a Genova che esportava in Francia circa un terzo della sua produzione. Tuttavia il pizzo tipo Genovese si è mantenuto a lungo sul mercato europeo, sebbene la moda fosse cambiata.I piccoli paesini della costa ligure si erano intanto uniti nei loro sforzi per sostenere al dura concorrenza dalla Francia.
Le splendide rosette di Genova fiorivano nell’aria pulita di mare, accarezzate dai raggi di sole della costa ligure. Dalla loro linea classica, tradizionale, traspare gioia di vivere, luce e arte: una qualità energetica che li rendeva unici, ineguagliabili.